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LOVOTIC

FOROF presenta LOVOTIC di Soundwalk Collective con Charlotte Gainsbourg, feat. Lyra Pramuk, Atom™, Paul B. Preciado e Willem Dafoe

A cura di Threes Productions

La tecnologia ha plasmato quasi ogni aspetto della vita umana, istituendo di volta in volta una nuova grammatica nel modo in cui viviamo, agiamo, pensiamo, ci relazioniamo e forse anche nel modo in cui amiamo.

In accordo con l’interpretazione dell’uomo come “animale costruttore di strumenti” di Benjamin Franklin, la tecnologia ha sempre rappresentato un dispositivo per l’evoluzione umana: a partire dall’espansione del nostro cervello come risultato della fabbricazione e dell’uso di certi strumenti che richiedevano ingegno e destrezza, fino all’invenzione di internet. L’intera storia dell’uomo potrebbe essere tracciata attraverso lo sviluppo di strumenti, dall’aratro allo smartphone; ogni singola invenzione ha definito il modo in cui ci relazioniamo attivamente, rivelando anche le strutture mentali che emergono da tali relazioni. Da questo punto di vista, è possibile comprendere quanto immaginato da Donna Haraway rispetto al “modello del Cyborg” come tecnologia del cambiamento, per andare oltre alle tradizionali concezioni di genere e politica. LOVOTIC esplora l’intersezionalità tra l’uomo e la macchina, focalizzandosi a partire dal fulcro della vita umana, ovvero la sessualità, dando quindi vita ad uno spazio dedicato ad un’ermeneutica dell’amore nell’era post-umana.

La mostra è stata appositamente sviluppata da Soundwalk Collective per FOROF, il nuovo spazio dedicato ad archeologia e ad arte contemporanea, con l’obiettivo di reinterpretare il patrimonio culturale attraverso le pratiche sperimentali di oggi. In questo senso LOVOTIC può essere visto come un’installazione sperimentale che crea una tensione poetica tra mythos e logos, ovvero tra ciò che è irrazionale o inconcepibile (Amore) e ciò che è razionale e può essere espresso (i discorsi sull’amore).

In dialogo con lo spazio archeologico, la mostra presenta una serie di tracce contenenti discorsi d’amore, frammenti di una civiltà, che trasportano il visitatore fuori dallo spazio-tempo. Rosso è il colore delle stelle appena formatesi ed è il colore che permea lo spazio, conferendogli una qualità senza tempo.

I wall types di Paul B. Preciado evocano un’idea di post-sessualità e la mostra continua con questa stessa sensazione anche con il video esposto, espressione della trascendenza del concetto di maschile e femminile, nel proiettare una forma di fluidità che è anche possibile ritrovare  nei disegni e nella scultura esposti. Centrale nell’esposizione è l’installazione sonora multicanale dove la voce guida di Charlotte Gainsbourg interferisce con quella di Paul B. Preciado, Willem Dafoe, Lyra Pramuk e AtomTM. Quest’ultimo ha anche in parte contribuito alla produzione audio, interamente concepita e sviluppata da Soundwalk Collective. Il risultato è un discorso non lineare a più voci che ricorda il capolavoro di Roland Barthes Frammenti di un discorso amoroso, probabilmente una delle più grandi esplorazioni filosofiche sul monologo interiore degli amanti. Come se un hard disk, contenente la summa del sapere umano sulla sessualità, con tutte le informazioni ricampionate da un algoritmo, fosse stato inviato nello spazio nel tentativo di rilevare la grammatica dell’Eros.

La domanda che si cela dietro queste speculazioni potrebbe dunque essere: qual è la definizione di Amore? Esiste un suo minimo comune denominatore? Qual è il gioco dell’Amore; la logica del desiderio? La risposta potrebbe essere trovata da un algoritmo, o forse, come per il mito, all’interno della nostra stessa esperienza. La scommessa con l’Ignoto, come un salto nelle profondità sconosciute dell’oceano, potrebbe essere considerato come un atto erotico?

Come afferma Byung-Chul Han, l’esperienza erotica può esistere solo come esperienza dell’Alterità.

L’Amore è qualcosa di liminale, è l’esperienza del Limite, emerge dall’impossibilità di comprendere l’Altro nella sua totalità. Secondo Han, l’Amore è un’esperienza di trascendenza dell’ego. L’opacità dell’Altro, la distanza tra noi, è essenziale per la tensione erotica. L’Altro e la sua impermeabilità ontologica, l’impossibilità di possederlo, sono necessari a Eros, il quale, per inciso, è il figlio di Penia (Mancanza). In questo senso, amare una macchina sembra essere un paradosso, poiché un robot è l’antitesi di un essere umano – o per meglio dire – la sua morte.

Amare un robot sarebbe impossibile perché non ci sarebbe un’Alterità. Da un altro punto di vista, è possibile immaginare che sarà l’intelligenza artificiale stessa a rivelare all’umanità la natura arcana dell’Amore. Forse, un tempo, questo era l’essenziale aspetto erotico dell’esperienza religiosa, in quanto l’idea di Dio come Altro, come Limite o Trascendenza ha permesso alla religione di sancire una distanza, una tensione erotica, tra il terrestre e il divino. Forse la religione, o l’Amore per Dio, una volta mise ordine tra quei frammenti di parole, ricerche, passioni, teorie e arti che si ispiravano o ispiravano a loro volta quella sensazione, stato d’animo, quel fuoco che viene chiamato Amore.

In conclusione, LOVOTIC potrebbe essere uno stargate verso una nuova interpretazione dell’Amore.

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