Mario Cresci – Combinazioni Provvisorie
In occasione dei 5 anni dall’apertura della galleria, Matèria è lieta di presentare per la prima volta nei suoi spazi la personale di Mario Cresci Combinazioni provvisorie. La mostra è accompagnata dal testo critico di Mauro Zanchi e presenta due lavori dell’autore: Analogie e memoria (1980) e l’installazione Cronistorie (1970).
In Analogie e memoria, lavoro nato a Matera tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta, Mario Cresci ingloba segni, immagini, scritte, disegni, appunti, frammenti di icone tenute negli archivi e nelle cassettiere insieme a progetti, collage, manifesti, estratti di testi e immagini stampate, fotografie di altri autori. Un diario di un viaggio iconico, in cui tutti gli elementi sono composti tra loro come un menabò in doppie pagine di un grande libro. Le fotocopie – 56 delle quali ospitate nella prima sala della galleria – qui sono “opere” nel senso di arte come idea, da intendere come proposizioni che assolvono a un assunto conoscitivo. Cresci fa ricorso a mezzi di comunicazione più anonimi: sostituisce l’utilizzo della macchina fotografica con l’atto di porre sul piano di una fotocopiatrice tutto il suo mondo, tra realtà visibile e esplorazioni cognitive, per evitare tutti i possibili risvolti formalistici connessi all’idea di immagine fotografica realizzata secondo i canoni classici.
In Cronistorie, Cresci, con un girato in pellicola 16mm di circa quaranta minuti e recentemente rimontato in un cortometraggio di 10’, realizza un racconto, un’indagine – al contempo realistica e visionaria, tra tradizione e avanguardia, tra opera d’arte e proiezione misterica – sulle culture popolari in Basilicata: le immagini si muovono in scenari densamente antropologici, dentro il mistero dei riti contadini, dei sacrifici animali, delle processioni religiose, dentro le zone d’ombra dell’inconscio collettivo rurale. La narrazione attinge a una fonte inesauribile di immagini latenti del mondo e porta alla luce segni, tracciati, impronte, mappe oniriche, che si muovono a livello formale e percettivo: «Cronistorie si colloca nel 1970 dentro a un coacervo di esperienze, di contaminazioni di pensiero e di sguardi, coni ottici spesso lievemente anarchici, sguardi fuori dal seminato, perché volevo capire le ragioni del mio disadattamento verso le norme del sentire e del vedere, che animavano la realtà di quegli anni. L’arte era per me l’unico modo per sopravvivere e restare lontano da tutto ciò che ritenevo e che sentivo disumano, sbagliato e falso. Il filmato è in fondo anche questo: un concentrato di malessere, che trova in un luogo particolare come Tricarico quello che poi riscontrai essere simile a Macondo in Cent’anni di solitudine». (Mario Cresci)
Mario Cresci (Chiavari, 1942) è tra i primi autori italiani che, a partire dagli anni Sessanta, coniuga la cultura del progetto con la sperimentazione del linguaggio visivo attraverso un approccio “cross-disciplinare” che utilizza il disegno, la fotografia, il video, l’installazione, la performance, il site specific.
Immagini Mario Cresci Combinazioni provvisorie:
Mario Cresci_Analogie e memoria, Matera 1980_Mixed media_32,9 cm x 48,3 cm_© Matèria and the artist
Mario Cresci_Analogie e memoria, Matera 1980_Mixed media_32,9 cm x 48,3 cm_© Matèria and the artist
Mario Cresci_Cronistorie, 1970_Still from video_© Matèria and the artist
Mario Cresci_Cronistorie, 1970_Still from video_© Matèria and the artist