SIMON HANTAÏ – Azzurro
di Paola Brizi
La mostra Azzurro di Simon Hantaï alla Gagosian è come il cielo in una stanza.
Dipinti blu monumentali rivestono la famosa sala ovale della galleria, che per la prima volta a Roma approfondisce l’impatto della tradizione pittorica italiana sul lavoro dell’artista, come sfondandone i muri orizzontali.
Simon Hantaï nasce in Ungheria e si trasferisce a Parigi nel 1948 dove elabora la tecnica del pliage (piegatura), di cui la retrospettiva presenta opere esposte in ordine cronologico. La tela viene piegata, annodata, dipinta nelle porzioni visibili e successivamente dispiegata rivelando un’alternanza tra sfondo e parti pigmentate.
Dalle opere giovanili che fanno eco agli affreschi rinascimentali, alle successive, in cui compaiono frammenti di blu insieme al verde e al nero, il colore diventa un criterio.
Ma è all’aprirsi della sala ovale che la vista dilaga. Nella serie Tabula, infatti, i quadrati piegati si legano ai ricordi d’infanzia dell’artista, affascinato dai grembiuli della madre. Verrebbe da toccarle e non solo guardarle, le grandi tele piegate.
Hantaï visitò la 24a Biennale di Venezia nel 1948, in occasione di un viaggio a piedi da Ravenna a Roma. Rappresentò poi la Francia alla Biennale di Venezia del 1982, anno in cui tornò in Italia per l’ultima volta, per poi ritirarsi dalla vita pubblica e vivere in un prolungato isolamento fino alla morte nel 2008.
L’artista fa sicuramente riferimento ad artisti storici come Matisse e Cézanne, ma anche al Periodo Blu di Pablo Picasso (1901-1904), che l’artista lega alla “stessa spiritualità pittorica delle pale di altare di Giotto, Masaccio, Piero della Francesca e Fra Angelico”.
La centralità del colore blu dell’artista, così forte in questa mostra, è testimoniata inoltre dalla fascinazione per il culto cattolico mariano, come dimostra il dipinto Le Manteau de la Vierge (1960) conservato ai Musei Vaticani.
In questa mostra ci sono isole, mari, cieli e foglie. C’è un solo colore eppure ci sono tutti quelli che immaginiamo guardando cosa viene fuori aprendo la tela che Hantaï aveva piegato.