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Accademia/Istituto

Accademia d’Ungheria

Via Giulia, 1, 00186 Roma

Accademia d’Ungheria di Roma ospita continuamente borsisti che sono artisti, studenti e studiosi. Svolge un’intensa attività nel campo dei rapporti culturali e scientifici italo-ungheresi, nel quadro della quale fornisce anche informazioni sulle borse di studio disponibili per italiani. La storia dell’edificio, che è sito oggi al n. 1 di Via Giulia, risale all’inizio del XVI secolo quando (1508) il Papa Giulio II, che intendeva dare un nuovo volto a Roma creando al suo centro grandi blocchi urbanistici, affidò al Bramante l’incarico di disegnare una strada (e a grandi linee anche le sue costruzioni, incluso l’edificio di cui stiamo parlando) che portasse da Ponte Sisto a Ponte Trionfale. Un altro aspetto importante, dal punto di vista urbanistico, fu la vicinanza di Palazzo Farnese e l’intenzione di alcuni architetti di collegarlo con la Farnesina al di là del Tevere («Isola Farnese»).
Il primo proprietario del palazzo fu Attilio Ceci che lo vendette agli Odescalchi nel 1574. La proprietà passò poi al Cardinal Paleotto e Mario Farnese prima di essere acquistata da Orazio Falconieri nel 1638.
I Falconieri, ricca famiglia di banchieri, era giunta a Roma da Firenze e grazie al loro patrimonio, diventando funzionari della corte papale, ben presto si inserirono nell’alta società romana. La colonia dei fiorentini a Roma si stabilì nelle vicinanze di Via Giulia.
Orazio Falconieri nel 1646 decise di ricostruire il Palazzo. Affidò a Francesco Borromini, uno dei maggiori architetti del Seicento, la ricostruzione e l’ampliamento dell’edificio. Il Borromini aumentò la facciata su Via Giulia, aggiungendovi tre assi di finestre. Vi pose un portale simile a quello originario, un bugnato, due pilastri laterali (con l’emblema nobiliare dei proprietari costituito da un falcone o horus egizio e un cornicione di coronamento. All’interno del Palazzo si può osservare l’impronta inconfondibile del Borromini su una serie di soffitti che decorano molte sale del piano nobile ed alcune sale del pianterreno. Gli stucchi dal contenuto simbolico, proprio dell’architettura dell’artista, originariamente bianchi, vennero dipinti di oro in occasione della festa delle nozze di Costanza Falconieri, nello spirito del nuovo gusto della fine del ’700. In un caso i motivi simbolici di queste decorazioni rappresentano il mondo come nesso spirito-materia: tre cerchi d’oro (spirito – materia – anima) con il sole raggiante nel punto d’intersezione.
In un’altra sala l’artista ci presenta l’Universo (con occhio veggente, l’axis mundi, il globo terrestre) e vi sono ipotesi secondo cui egli abbia utilizzato anche simboli ermetici o massonici.

Per l’attività culturale, ricordiamo come dal 1992 sia aperta una Galleria d’arte la quale, oltre ad ospitare annualmente mostre dei borsisti dell’Accademia e di altri artisti ungheresi, apre spesso i suoi locali alle opere di pittori e scultori italiani. Nella grande Sala del Palazzo si tengono sistematicamente convegni e tavole rotonde, concerti e proiezioni cinematografiche. Diventano così numerosissime le occasioni di contatto diretto fra gli intellettuali, gli studiosi e gli artisti più importanti dei due paesi, il che rende l’Accademia d’Ungheria un vero e proprio punto d’incontro fra le due culture.

Tra i membri dell’Accademia d’Ungheria e tra i suoi ospiti nei due decenni seguenti troviamo i maggiori studiosi, scrittori, pittori e scultori ungheresi degli anni trenta e quaranta; solo a titolo di esempio possiamo ricordare, un po’ a caso: Károly Kerényi, Zoltán Kodály, György Lukács, Antal Szerb e Sándor Weöres. È interessante sottolineare come in quegli stessi decenni prende forma nei locali del l’Accademia la cosiddetta Római Iskola (Scuola Romana: Vilmos Aba-Novák, Béla Kontuly, Pál Molnár C., ecc.), una corrente artistica vicina al novecentismo italiano e, appunto, alla Scuola Ro mana. Fra l’altro si ebbe anche una intensa attività editoriale, e oltre a numerosi volumi specializzati, venne pubblicata una rivista intitolata l’Annuario, in cui comparivano saggi di studiosi sul tema di rapporti italo-ungheresi e resoconti sull’attività culturale e artistica dei borsisti.

Mostre passate