Bhulk
Con un corpus di 7 opere inedite appositamente realizzato, Oscar Giaconia (Milano, 1978) fa il suo debutto a Monitor.
BHULK, oltre ad essere il titolo della mostra, è anche il nome del nuovo ri-ciclo di opere che si aggiunge alle aree principali e possibili derivazioni su cui si incentra la ricerca diversificata dell’artista: Hoysteria, The Grinder, Sexual Clumsiness, AYE-AYE, Calabiyau, Ginnungagap, Colon, Master-Mother, The Kitbasher, Unimog Painting Dystopia, Bhulk.
Un ambiente-set altera gli spazi della galleria che assume le sembianze di una sorta di laboratorio dove si fabbricano immagini in cattività, ibridi sacrificali in vitro, finzioni mitico-mimetiche.
La mostra porta in primo piano la ricerca di Giaconia che è da sempre sintesi di un lavoro denso e stratificato, ottenuto attraverso la decomposizione di pratiche e linguaggi – performance, fotografia, trucco prostetico, modellazione 3D, disegno – dis-funzionali sempre e comunque alla processazione pittorica.
Ogni opera – il cui dispositivo esterno è da intendersi come componente strutturale – passa attraverso dissezioni e sabotaggi che combinano polarità apparentemente inconciliabili (organico inorganico / matrice master / mistica mestica) che offrono all’artista la possibilità di dissimulare le diverse sorgenti di cui si alimenta.
In questa area di stoccaggio si innestano le sette opere del ciclo BHULK, che è una crasi di vari significati e significanti: un’assurda forma onomatopeica e glossolalica, un iperspazio di mondi brana, una consistenza viscosa, una materia granulare, un aumento di densità provocato dalla compressione, un progetto eugenetico fallito.
Con queste creature teriomorfe Oscar Giaconia propone la genesi di opere in cui “tutto sembra putrefatto, mentre tutto è rigenerato” (Michel Leiris).