Cristiano Carotti – Spazio, il vuoto su cui tutto giace
Da giovedì 28 marzo SPAZIO, il vuoto su cui tutto giace, la mostra personale di Cristiano Carotti, a cura di Domenico de Chirico.
Muovendosi tra pittura, installazione, e scultura, Carotti indaga le dinamiche sociali attraverso lo studio del potere archetipico del simbolo. Orientando il suo sguardo verso la Natura e alla possibilità del ristabilimento di un ruolo attivo con essa da parte dell’Uomo, l’artista esplora la contrapposizione tra Homo Naturalis e Homo Mechanicus, binomio fondamentale della sua ricerca artistica.
Nella mostra SPAZIO, il vuoto su cui tutto giace, Cristiano Carotti intende stimolare quella necessità di voler conquistare l’apice della conoscenza attraverso il perfezionamento spirituale. Opponendosi al sempre più incombente relativismo assoluto ed appellandosi ai possibili benefici della suddetta riconquista, egli intende rappresentare quello stato ideale in cui l’uomo rientra finalmente in possesso delle sue energie connaturate, necessarie a superare la crisi che lo sta affliggendo, così da poter dapprima riconsiderare per poi innescare una nuova dinamica comunicativa fra i tre elementi che sovente costituiscono la sua mente, ovvero: spazio, tempo e causalità. Attraverso le sue opere, il cui carattere rituale, quasi sciamanico, solletica costantemente il proposito di riavvicinarsi all’inconscio, l’aspetto dicotomico tra Eros e Thanatos, cioè tra la pulsione di vita e quella di morte, si fa sempre più incalzante poiché è sua intenzione salvaguardare quell’eterno e immutabile ripetersi delle cose che corrisponde alla ciclicità della vita, così da garantire a quest’ultima una corretta progressione e un indisturbato e perpetuo movimento.
La mostra si propone sotto forma di racconto odeporico, in cui Carotti, prendendo spunto dalla sua personalità e avventurandosi verso il proprio sé, ci racconta delle differenze che da sempre intercorrono tra cane e lupo o tra filosofo e sofista; elementi sia scultorei sia pittorici, concepiti come dei relitti spaziali, privati della possibilità di misurare le lunghezze delle loro ombre sul terreno. Temendo il vuoto abissale, gli scenari che Cristiano Carotti rappresenta non sono altro che il frutto delle nitide eppur impalpabili linee di confine che egli stesso traccia manualmente tra quella parte del mondo che conosciamo, ovverosia l’ecumene antropizzato, e ciò che risulta essere di più difficile accesso, l’eremo ascetico e più prossimo alla natura, consapevole del fatto che, come affermava Friedrich Nietzsche nel suo saggio filosofico “Al di là del bene e del male”:
«E quando guardi a lungo in un abisso, anche l’abisso ti guarda dentro».
La mostra sarà visitabile fino al 4 maggio, dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 15.30 alle 19.00; il sabato solo su appuntamento.