Diana Lelonek, Buona Fortuna
Diana Lelonek crea progetti interdisciplinari basati su una ricerca ispirata alle scienze naturali e all’eco-attivismo, che sollevano la questione dell’impatto umano sulla natura e la fine dell’antropocentrismo, inteso come epoca geologica in cui l’ecosistema terrestre è fortemente condizionato dagli effetti dell’azione dell’uomo. Il suo lavoro – attraverso la fotografia, l’uso artistico della muffa e la visualizzazione di oggetti comunemente considerati spazzatura – offre una visione critica sui processi di sovrapproduzione e crescita illimitata.
Il percorso espositivo, articolato tra lo spazio superiore del silos e quello sotterraneo dello Spazio Molini, presenterà i risultati della ricerca condotta dall’artista in due luoghi lontani uno dall’altro e apparentemente non correlati: l’ Alta Slesia, una regione industriale polacca, e i ghiacciai alpini del Rodano, dell’ Aletsch, del Monteratsch che diventano protagonisti di una installazione sonora ambientale. “Nella mia pratica – dichiara l’artista – rifletto sul quesito: che cos’è la natura nell’era dell’Antropocene? Tento di mostrare le diverse forme di interdipendenza tra ecosistemi terrestri, processi capitalistici e industriali e sovrapproduzione di rifiuti.
Provo che questi processi non possono più essere separati l’uno dall’altro. Analizzo criticamente l’Antropocene e cerco soluzioni alternative e innovative incentrate su un approccio empatico ed equo dagli umani ad altre specie”. Lavorando con l’immagine e il suono, Diana Lelonek esplora il rapporto tra l’identità culturale e i sentimenti di appartenenza e perdita. La visione dell’artista si concentra su relazioni interspecifiche, rituali culturali legati alla natura e alle loro storie, che forniscono informazioni sul passato pre-umano, sulla crisi del presente e sul futuro incerto dell’ambiente planetario. Le installazioni sonore sono realizzate in collaborazione con: Denim Szram, Bartosz Zaskórski.