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La sottigliezza delle cose elevate

La sottigliezza delle cose elevate – Padiglione 9B del Mattatoio

Cosa succede quando il campo magnetico di un corpo celeste si sposta? Quando il tempo perde unità, direzione e obiettività? Cosa accadrebbe se lo spazio d’improvviso si ripiegasse su se stesso, invertendo la sua struttura?

La rigorosa ricerca di Andrea Galvani (Verona 1973, vive e lavora a New York e Città del Messico) prende forma dai più grandi interrogativi della storia e si nutre di quelle trasformazioni sociali, educative, politiche, ideologiche, tecnologiche e scientifiche che continuano a modificare inesorabilmente, e a volte invisibilmente, le condizioni della nostra vita quotidiana.

La sottigliezza delle cose elevate è un progetto interdisciplinare concepito come un laboratorio aperto al pubblico, un ambiente esperienziale in continua e costante evoluzione. Attraverso una serie di installazioni architettoniche, azioni e performance specificatamente sviluppate per il Padiglione 9b del Mattatoio, Galvani focalizza la nostra attenzione sulla necessità del tutto umana di misurare, decifrare, comprendere l’ignoto e dare forma e direzione all’astratto.
Il titolo della mostra è tratto del grimorio Shams al-Ma’arif wa Lata’if al-‘Awarif (كتاب شمس المعارف ولطائف العوارف), Il libro del sole della gnosi e le sottigliezze delle cose elevate, scritto da Ahmad ibn ‘Ali al-Buni (أحمد البوني) prima della sua morte nel 1225 d.C. Questo grimorio o libro di magia, generalmente inteso come il testo più influente del suo genere nel mondo arabo, si apre con una serie di complessi quadrati magici che dimostrano relazioni nascoste tra numeri e forme geometriche. Shams al-Ma’arif è stato scritto in un momento in cui scienza, matematica e magia erano strettamente collegate tra di loro. Per oltre 10.000 anni, l’uomo ha guardato al mondo visibile e intelligibile, scavando dentro il mistero e costruendo la sua eredità intellettuale attraverso l’osservazione, il calcolo e l’analisi di fenomeni che spesso venivano descritti e interpretati a metà tra logica e misticismo. Molte delle più grandi menti della storia della scienza occidentale hanno fatto parte di questo retaggio culturale: Galileo Galilei e Johannes Kepler erano avidi astrologi; Isaac Newton e Robert Boyle erano alchimisti. Nel suo rivoluzionario Systema Naturae (pubblicato per la prima volta nel 1735) Carl Linnaeus dedicò un intero capitolo all’ordine tassonomico delle creature mitiche, come l’idra e la fenice mentre per il grande medico Paracelso, la padronanza delle cure chimiche e magiche era cruciale per comprendere le malattie e il benessere.
La sottigliezza delle cose elevate si appropria di questo approccio visionario, pioneristico e transdisciplinare che il processo di ricerca scientifica incarna sin dai suoi albori, esaltandone l’ambito emotivo, spirituale e metafisico. In questa mostra, il Mattatoio non contiene solo un’articolazione ed estensione dei linguaggi matematici che trasformano, espandono e illuminano lo spazio architettonico, ma anche l’impegno fisico, intellettuale e psicologico che si cela dietro il processo di calcolo che costituisce l’architettura della nostra conoscenza collettiva.
Nella prima parte della mostra, i visitatori incontreranno The Subtleties of Elevated Things una performance prodotta in collaborazione con vari dipartimenti dell’Università La Sapienza di Roma. Andrea Galvani ha invitato un gruppo di studenti, laureati e dottorandi in varie discipline scientifiche a sviluppare calcoli e complesse analisi numeriche all’interno dello spazio, che verrà da loro utilizzato quotidianamente come un Ateneo per tutta la durata della mostra.

L’architettura dell’intero padiglione si trasformerà quindi progressivamente in un tessuto numerico stratificato, un dialogo silenzioso che descrive fenomeni complessi, decostruisce, puntualizza e si interroga sulla natura stessa del reale che ci circonda.

Il processo di analisi grezza, l’incertezza, gli errori, lo sforzo fisico e intellettuale di una elaborazione numerica continua, sviluppata dai ricercatori dal vivo direttamente sui muri dello spazio espositivo, diventano il centro stesso dell’azione ed espone ciò che normalmente è celato: la presenza umana, la sua fragilità e i suoi trionfi, il desiderio di capire e decodificare il mistero, l’architettura emotiva, psicologica e comportamentale che costituisce il motore del nostro sapere. Dietro ogni calcolo c’è una costellazione, una stratificazione di conoscenze, migliaia di linee bianche che si intersecano, si sommano e mappano matematicamente i passaggi di un processo di indagine che è aperto verso il futuro, si evolve e accoglie il pubblico.

L’epicentro in questa galassia di avvenimenti è Instruments for Inquiring into the Wind and the Shaking Earth / Strumenti per indagare il vento e i tremori della terra, una monumentale installazione che occupa l’ultima sala. Si tratta di un’intricata serie di sculture al neon di equazioni matematiche che hanno letteralmente rivoluzionato la nostra comprensione della realtà: dalla Teoria della Relatività Generale di Einstein alla celebre equazione Calculus di Newton; dall’effetto Doppler alle equazioni di Friedmann che descrivono l’evoluzione del tempo e la geometria dell’universo; dalle radiazioni elettromagnetiche definite da Planck alla gravità quantica di Wheeler-deWitt, sino allo straordinario Teorema di Noether.
Il pubblico si troverà immerso in un labirinto di numeri illuminati che occupano il vuoto dello spazio architettonico. Una costellazione di vetro soffiato e strutture metalliche che pendono dal soffitto come il baldacchino di una giungla. L’opera è un vero e proprio paesaggio incandescente, una visione unificata concepita come un ambiente esperienziale, un atto di scoperta. Equazioni matematiche che descrivono in modo preciso la simmetria delle leggi fisiche: dal movimento ondulatorio della luce alla natura del tempo; dalla generazione di una tempesta di fulmini alla regolazione delle maree oceaniche; dalla velocità con cui si espande il cosmo alla possibilità di vita su altri pianeti.
Durante l’inaugurazione e in determinati momenti della mostra, un gruppo di vocalist e performers trasformano questa sala in un teatro cinetico. Le voci dal vivo producono un coro che sembra emergere da un istinto primitivo. Suoni naturali e canti si mescolano in un ecosistema vocale che è vivo e instabile. L’azione si espande, diventa un paesaggio sonoro, un’orchestra esperienziale di stimoli audio-visivi che attraversano l’intero spazio espositivo, testurizzandolo, interagendo con l’architettura, il lavoro e il pubblico.
La sottigliezza delle cose elevate esiste in una dimensione in cui il tempo è assente, in cui la storia, la memoria e la direzione della ricerca umana si fondono in un processo che evade la natura univoca e singolare del sapere e si trasforma in una esperienza collettiva, emozionale e sciamanica. Per l’artista ogni opera in mostra è un memento mori, uno strumento di resistenza contro la morte, in grado di rivelare una realtà più compatta e allo stesso tempo più sfumata.

Mentre da un lato The Subtleties of Elevated Things sembra mettere a nudo l’oblio del presente, la sua lentezza, l’incompiutezza, in una interminabile e ciclica sequenza di calcoli, fatiche, incertezze, fallimenti e temporanei successi, dall’altro Instruments for Inquiring into the Wind and the Shaking Earth sembra proclamare e monumentalizzare le nostre certezze, innalzando un risultato che diventa celebre sintesi, paradigma che illumina e accelera.

L’intero lavoro di Andrea Galvani onora il potere della conoscenza umana, il desiderio di capire il mistero, decodificare l’astratto, mentre simultaneamente ne evidenza i limiti, circoscrivendo un perimetro di azione che avanza ed è in grado di aprirsi e generarsi dalle sue stesse impossibilità.

La sottigliezza delle cose elevate Immagini per cortesia dell’artista e di Audemars Piguet, and Revolver Galería, Lima and Buenos Aires; dell’atrtista e The RYDER Projects, London and Madrid

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