Robert Doisneau
Il Museo dell’Ara Pacis presenta la mostra dedicata al grande maestro della fotografia Robert Doisneau.
Sono esposti oltre 130 scatti in bianco e nero, provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge, attraverso i quali Doisneau, considerato uno dei padri fondatori della fotografia umanista francese e del fotogiornalismo di strada, ha catturato la vita quotidiana e le emozioni degli uomini e delle donne che popolavano Parigi e la sua banlieue, nel periodo dall’inizio degli anni Trenta alla fine degli anni Cinquanta, il più prolifico per l’artista.
Robert Doisneau
Doisneau studiò da ragazzo litografia all’école Estienne, presso Chantilly. In questi anni Robert matura un interesse sempre crescente per le periferie e tutti quei luoghi che diventeranno poi il cuore pulsante della sua fotografia. Venne poi assunto all’età di ventidue anni, dopo aver lavorato come assistente dello scultore André Vigneau. Dopo questa esperienza lavora presso le officine della Renault di Billancourt come fotografo industriale.
Negli anni quaranta si impegnò nella Resistenza, dove si prestò come litografo per falsificare documenti importanti a livello strategico. Dopo la fine della guerra, dal 1945, cominciò a lavorare con Pierre Betz, editore del giornale Le Point, e dal 1946 divenne fotografo indipendente per l’agenzia Rapho, fondata da Charles Rado e gestita all’epoca da Raymond Grosset; Doisneau rimase un fotografo della Rapho per circa cinquant’anni. Nel 1947 incontrò Jacques Prévert, Robert Giraud e, nello stesso anno, vinse il Kodak Prize.
Nell’arco della sua carriera Doisneau ha realizzato anche diversi reportage per Vogue.[2] Nel 1949 Doisneau pubblica la sua prima raccolta fotografica, “la Banlieu de Paris”, con l’obiettivo di raccontare la vita della capitale francese attraverso immagini poi diventate iconiche. Nella sua carriera Doisneau ne pubblicò diversi, e molti altri furono dedicati ai suoi lavori.[3] Robert Doisneau morì nel 1994 a Parigi[4] e venne seppellito a Raizeux, accanto alla tomba della moglie.[5] Alla sua morte furono ritrovati nel suo atelier di Montrouge oltre 40.000 negativi, che sono poi stati recuperati. Ancora oggi sono molte le mostre dedicate al fotografo francese, ancora preso come riferimento dal mondo della fotografia internazionale.[6]
La sua vita è trascorsa nella periferia parigina di Montrouge, fotografando strade e volti sempre differenti.[7] Il suo nome viene ricordato soprattutto per le sue foto riguardanti la vita di strada della capitale francese, caratterizzate da una sincera e umoristica rappresentazione della società e dell’ambiente parigino. Doisneau amava immortalare la cultura dei bambini della strada e dei loro giochi, arrivando a conferire alle loro attività, seppur infantili, rispetto e serietà.