Alessia Iannetti – Aurora Consurgens
Alessia Iannetti – Aurora Consurgens, double solo show at Dorothy Circus Gallery.
The Italian Alessia Iannetti and the Korean Grace Eunshin Kim will exhibit new works that reference the past with an evocative twist.
Iannetti, born in 1985, creates her work with a Neoclassicism that ranks her as one of the most interesting artists of the Pop-Surrealism art scene. Even though Iannetti masters darkness, she urges our eyes towards an intimate and detached dimension, whose rational parameters are upside down, like a dream.
As for the other aspects of the show of Alessia Iannetti, the works in Aurora Consurgens clearly recall the mystic atmosphere one can find in Iannetti’s previous compositions. Wild woods full of curiosities are still the materialization of her inner world. The female figure is always protagonist; she may be the transposition of her own soul in the painting, or maybe the observer’s reflection in a scenery shaped to be shared. The theme of transformation is essential as well, and the series of Daphne Descends is an example of how transmutation is the only way for innocent souls to find evasion, freedom. In this show, we face a shift, again, but something is different. This metamorphosis is much more complex, it is a pure explosion of spiritual energy that needs to express itself. Quiet and suspense here are replaced by a vortex of movements; light wants to unveil its power and it suddenly wakes the woods that were asleep for centuries. Nature wants to shout its secrets, which are not whispers anymore; the sparkling wings bring the message of awakening to the maidens whose closed eyes are now wide open, to grasp every change in the air. Aurora is coming and it will make beauty triumphant through the eternal recurrence of spring.
L’arte di Alessia Iannetti
Alessia Iannetti è nata a Carrara nel 1985 e ha frequentato l’Accademia di Belle Arti presso la cattedra del Maestro Omar Galliani da cui eredita, oltre alla sapiente tecnica della grafite su tavola, “le stigmate” della più affascinante illustrazione contemporanea, delle sue prospettive, dalle inquadrature cinematografiche, fatte di bianchi e neri e di infinite declinazioni di grigi, che restituiscono al monocromo e al disegno l’eccellenza della profondità.
Siamo di fronte ad un’arte colta, sicura rispetto alla sua virata figurativa e fiera della sua adesione ad un Neoclassicismo onirico e surreale che oggi colloca la Iannetti tra i più interessanti artisti della scena Neo Surrealista e Neo Pop di livello internazionale, in risposta ad un linguaggio concettuale oggi troppo poco Contemporaneo. Padrona del buio e del più intenso Noir d’autore, la Iannetti non sceglie di sedurre attraverso la paura o l’inquietudine, ma spinge il nostro sguardo verso un’intima dimensione altra, in cui i parametri razionali sono rovesciati come in un sogno ed è il silenzio a parlare, di fragili battiti d’ali, del nascosto cuore gonfio, abitato dai tanti colori della bellezza e pronto a lasciarsi implodere per portarli alla luce.
Le sue opere sono pervase da un misticismo notturno, ispirato dalle note scure dell’immaginario Dark anglosassone, (a cui l’artista fa preciso riferimento omaggiando dei titoli delle sue opere autori quali Smashing Pumpkins, Joy Division, The Cure, Hole…) ma suggeriscono un Tema dell’Ombra estremamente elaborato che porta dentro di sé, sia il sublime liberty della pittura di V. Corcos, D.G. Rossetti e F. Khnopff, sia l’ipnotica cifra “personale”, romantica e polverosa della fotografia di Margaret Cameron, Lady Hawarden e dello stesso Lewis Carroll, ponendo l’accento su una spontanea teatralità dei personaggi.
Così, le sue figure sono chiamate a rappresentare fragili fanciulle in bilico tra mito e quotidianità, e vengono immerse tra foglie di boschi grigi che consentono all’artista di manipolarne le luci e le ombre come in una sorta di Cameroniana “Glass House”. Mentre le atmosfere misteriose e sospese, in cui esse si trovano avvolte, sono tanto evocative da essere capaci di provocare nello spettatore la mistica illusione di percepirne i sussurri e i fruscii, rimandandoci inevitabilmente alla letteratura di J. Lindsay, e in particolare al celebre capolavoro cinematografico di P. Weir “Picnic ad Hanging Rock”.