L’architetto e le città
Al Maxxi “L’architetto e le città”, una retrospettiva che analizza lo straordinario contributo teorico e pratico di un “architetto anomalo”. In mostra materiali provenienti da archivi e collezioni di tutto il mondo.
Dopo la mostra dedicata a Gio Ponti, è Aldo Rossi, universalmente famoso, il protagonista di una grande retrospettiva al MAXXI che analizza lo straordinario contributo teorico e pratico di un “architetto anomalo”, nella ricostruzione di Berlino come nel dibattito a Barcellona, ma colloca i suoi studi all’interno di una tradizione più ampia della cultura analitica nazionale e in relazione alle tematiche più urgenti della contemporaneità urbana.
Il progetto culturale, i progetti architettonici, allestimenti e progetti domestici sono i tre principali fili conduttori di una storia complessa e sfaccettata in cui emergono molti aspetti: formazione, insegnamento e ricerca, costruzione di una rete internazionale, disegno come indagine autonoma, critica e lascito. In mostra materiali provenienti, oltre che dall’archivio del MAXXI Architettura, da archivi e collezioni di tutto il mondo: i celebri disegni, i progetti, gli scritti e una spettacolare sequenza di modelli, una sorta di città immaginaria, groviglio di idee, immagini, luoghi, identità e memoria.
Maxxi – L’ARCHITETTO E LE CITTÀ. Aldo Rossi, figura atipica nel panorama dell’architettura italiana, rappresenta la punta avanzata di una generazione di giovani architetti che, all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, erano animati da comuni intenti di ricostruzione. Formatosi in riviste, in viaggi e in letture, più che in una università culturalmente svuotata dal fascismo e dalla guerra, amante del cinema e del teatro, Rossi sente fortemente la necessità di rinnovare la cultura architettonica del suo tempo. Lo testimoniano il costante impegno intellettuale e il suo libro più noto, L’architettura della città (1966), uno dei testi di architettura più tradotti e diffusi nel mondo. Le città sono state il campo principale della sua attività di studioso e di progettista, in Europa, nelle Americhe, in Asia. Alle città si è applicato il suo sforzo di comprendere le ragioni formali di un organismo complesso utilizzando il punto di vista dell’architetto. Nelle città del mondo si è svolta la sua attività di archistar ante-litteram, che ha avuto il suo culmine, nel 1990, nel primo Pritzker Prize attribuito ad un architetto italiano.
Foto: Musacchio, Ianniello & Pasqualini, courtesy Fondazione MAXXI